Lunedi scorso, 14 marzo, c’è stato il primo incontro del corso CeAT (Condivisione e Approfondimento Transizione), di seguito il report di Elisa.
La Biblioteca Navile-Lame di Bologna, in quest’ultimo periodo, ha ormai sempre più spesso una vita notturna. Anche ieri, infatti, ha tenuto aperti i suoi battenti fino a tarda serata per ospitare un nuovo gruppo di persone, diverse per età, sesso, formazione, provenienza, la maggior parte delle quali non si era mai vista prima. L’unico denominatore comune sembrava essere quel libro che ognuno aveva in mano, sottobraccio, appoggiato sui tavoli: il Manuale pratico della Transizione.
Una volta seduti in cerchio, c’è voluto comunque poco a capire che eravamo tutti in quello stesso luogo per un motivo comune: affrontare con serietà e determinazione i problemi del cambiamento climatico e del picco del petrolio, troppo urgenti e importanti per essere messi da parte. Questa volta però con un approccio nuovo: da un parte, infatti, ricordavano alcuni, è ormai da decenni che sentiamo parlare di queste tematiche, di buoni propositi, di soluzioni possibili, e il mondo nel frattempo va nella direzione opposta. Dall’altro, riflettevano altri, se è vero che la prima vera transizione è quella individuale e che le pratiche di autoproduzione, riciclo, riuso e attenzione allo spreco sono il primo passo verso il cambiamento, esse non bastano più. Abbiamo deciso quindi di seguire l’interessante proposta di Rob Hopkins e cominciare la sfida di un percorso verso la Transizione come gruppo di quartiere, in una zona particolare come quella delle Lame.
L’abbiamo fatto innanzitutto partendo da questioni concrete, immaginandoci cosa ci mancherà nel mondo senza petrolio, che cosa ci preoccupa di più del cambiamento climatico e già nei primi minuti sono emerse questioni complesse come il già riscontrabile aumento dei prezzi, la pesante ricaduta che ci sarà sulle classi più povere, sugli anziani e malati, il cosiddetto “picco del benessere”, che abbiamo certamente già superato. L’abbiamo fatto, inoltre, raccontandoci le esperienze concrete di cui siamo venuti a conoscenza che costituiscono, già da ora, un’alternativa seria e credibile a questi problemi. Ne è venuto fuori un elenco sorprendentemente corposo: proprio da qui siamo partititi a raccontare cosa già, a livello personale, stiamo facendo a riguardo e abbiamo cominciato ad immaginare cosa nel concreto possiamo fare noi, ora, come gruppo in Transizione. E’ stata una prima “tempesta di idee” con proposte, immagini, suggestioni, punti di partenza, direzioni da prendere, indicazioni di metodo, dalle più generali alle più tangibili e concrete.
Insomma, siamo solo al primo capitolo del Manuale. La sfida ci sembra a dir poco difficile e complessa, soprattutto in un Paese come il nostro. Tuttavia, come diceva uno dei nostri più grandi intellettuali, “ci vuole il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”. Lunedì quindi ci troveremo ancora tutti in biblioteca per aggiungere un secondo mattone a questo percorso che ci vedrà insieme per tre mesi: non ne vediamo ancora la fine, ma quest’inizio ci è sembrato un’ottima premessa.
Elisa Galbusera